Ricerca di nuovi stimoli professionali, trasformazioni avvenute nella sfera personale, inadeguatezza dello stipendio, impossibilità di fare carriera ed altri validi motivi inducono molte persone a decidere di cambiare lavoro.
In alcune circostanze l'addio al vecchio impiego è il traguardo raggiunto dopo mesi di riflessione, mentre in altre è frutto di una scelta impulsiva, ma in entrambi i casi è necessario rassegnare le dimissioni rispettando i termini previsti dal contratto e, se possibile, mantenendo rapporti cordiali con il datore di lavoro che si va a salutare.
Le dimissioni potrebbero, infatti, rappresentare l'occasione per un confronto realmente sincero, tanto agognato quando comprensibili timori inibivano il dipendente dal parlare in modo franco con il proprio superiore, senza però trasformarsi in una resa dei conti che potrebbe avere pessime ripercussioni per l'avvenire.
Anche se il lavoratore non prende in considerazione l'opportunità d'intrecciare future collaborazioni con l'impresa che sta lasciando non dovrebbe ugualmente dimenticare l'importanza che rivestono le relazioni nella società italiana e magari evitare di snobbare un'eventuale lettera di referenze.
Una volta trovata la forma migliore per rassegnare le dimissioni bisogna programmare le proprie mosse rispettando i tempi stabiliti per il preavviso, in merito ai quali è consigliabile leggere quanto previsto dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro e dal contratto sottoscritto in occasione dell'assunzione, tenendo conto anche dell'anzianità di servizio e del livello d'inquadramento dal momento che per i dipendenti più qualificati potrebbe essere richiesto un preavviso piuttosto lungo.
Per approfondire la materia delle dimissioni rimandiamo, infine, al codice civile che negli articoli dal 2118 al 2125 detta le norme relative all'estinzione del rapporto di lavoro.